Contax, è un marchio che ti dice qualcosa?
Dipende dall'età, temo: a me ricorda la 167 MT, la "entry level" della Contax che a 18 anni -quando rubavo la Yashica FX 3 a mio fratello- mi faceva sognare.
Le Contax erano macchine fotografiche rivolte, come si diceva allora, ai fotoamatori evoluti e ai professionisti, e rivaleggiavano con la linea professionale di Canon, Nikon e Leica. Anzi, con la Leica più di ogni altra, visto che Contax si portava in dote le straordinarie lenti della Zeiss, e visto che Contax osò sfidare Leica entrando nel segmento delle macchine fotografiche a telemetro (con la Contax G1 e l'erede G2).
La Contax riusciva a stupire sempre, con le sue scelte a metà strada tra tradizione e innovazione tecnologica estrema: basti pensare che la decisione di non usare ottiche autofocus (arrivate solo con la serie N) portò la Contax a studiare sistemi alternativi per la messa a fuoco, ottenuti variando la distanza del dorso della pellicola (Contax AX), o visualizzando -tramite una scala di led- sia la zona a fuoco rispetto al punto di messa a fuoco, sia la profondità di campo (Contax RX).
Era inoltre disponibile un modello (Contax RTS III) con il dorso in grado di assicurare una perfetta planarità della pellicola, grazie ad un ingegnoso sistema di "aspirazione" in grado di appiattire perfettamente la pellicola contro il pressapellicola in ceramica (!).
Insomma, tutte le scelte era orientate a sviluppare al meglio le potenzialità delle ottiche Zeiss.
La storia della Contax è di quelle nelle quali si incontrano nomi ben noti della fotografia di ieri e di oggi: Zeiss-Ikon, anzitutto, che la mise al mondo scegliendo il nome del nuovo marchio con un sondaggio tra i propri dipendenti, e poi la rinascita nel 1975 grazie ad una collaborazione tra Zeiss e Yashica (con il design e l'ergonomia curati dal Porsche Design Studio), ed il successivo acquisto da parte di Kyocera, cui non dedico alcun link perchè, nel 2005, decretò la fine del marchio.
Vittima eccellente della rivoluzione digitale, come sembrerebbe facile commentare, o di scelte anacronistiche (tra le quali proprio l'assenza di un "vero" autofocus) che lentamente la confinarono ai margini del mercato?
Non saprei dire, e non oso azzardare la risposta. So solo che mi rimane la nostalgia per quella Contax 167 MT che mi sono a lungo studiato nella vetrina del fotografo del mio paese e che non ho fatto in tempo a comperare.
Ciao
Giovanni B.
Dipende dall'età, temo: a me ricorda la 167 MT, la "entry level" della Contax che a 18 anni -quando rubavo la Yashica FX 3 a mio fratello- mi faceva sognare.
Le Contax erano macchine fotografiche rivolte, come si diceva allora, ai fotoamatori evoluti e ai professionisti, e rivaleggiavano con la linea professionale di Canon, Nikon e Leica. Anzi, con la Leica più di ogni altra, visto che Contax si portava in dote le straordinarie lenti della Zeiss, e visto che Contax osò sfidare Leica entrando nel segmento delle macchine fotografiche a telemetro (con la Contax G1 e l'erede G2).
La Contax riusciva a stupire sempre, con le sue scelte a metà strada tra tradizione e innovazione tecnologica estrema: basti pensare che la decisione di non usare ottiche autofocus (arrivate solo con la serie N) portò la Contax a studiare sistemi alternativi per la messa a fuoco, ottenuti variando la distanza del dorso della pellicola (Contax AX), o visualizzando -tramite una scala di led- sia la zona a fuoco rispetto al punto di messa a fuoco, sia la profondità di campo (Contax RX).
Era inoltre disponibile un modello (Contax RTS III) con il dorso in grado di assicurare una perfetta planarità della pellicola, grazie ad un ingegnoso sistema di "aspirazione" in grado di appiattire perfettamente la pellicola contro il pressapellicola in ceramica (!).
Insomma, tutte le scelte era orientate a sviluppare al meglio le potenzialità delle ottiche Zeiss.
La storia della Contax è di quelle nelle quali si incontrano nomi ben noti della fotografia di ieri e di oggi: Zeiss-Ikon, anzitutto, che la mise al mondo scegliendo il nome del nuovo marchio con un sondaggio tra i propri dipendenti, e poi la rinascita nel 1975 grazie ad una collaborazione tra Zeiss e Yashica (con il design e l'ergonomia curati dal Porsche Design Studio), ed il successivo acquisto da parte di Kyocera, cui non dedico alcun link perchè, nel 2005, decretò la fine del marchio.
Vittima eccellente della rivoluzione digitale, come sembrerebbe facile commentare, o di scelte anacronistiche (tra le quali proprio l'assenza di un "vero" autofocus) che lentamente la confinarono ai margini del mercato?
Non saprei dire, e non oso azzardare la risposta. So solo che mi rimane la nostalgia per quella Contax 167 MT che mi sono a lungo studiato nella vetrina del fotografo del mio paese e che non ho fatto in tempo a comperare.
Ciao
Giovanni B.
Commenti
Posta un commento