Una nuova rivista, il Reportage, sarà in libreria dai primi di gennaio. È un "trimestrale di scrittura, giornalismo e fotografia", che nasce dall'esigenza di riscoprire e dare spazio a una forma di giornalismo, spesso a cavallo con la letteratura, un po' dimenticata o perlomeno sacrificata nei giornali di oggi.
Il reportage, come genere, ha avuto anni ruggenti (vi si sono dedicate tutte le grandi firme del giornalismo e moltissimi scrittori: come non ricordare i nostri Buzzati e Parise, per non dire di Hemingway, Orwell, Garcia Marquez?), che sembrano purtroppo lontani.
Ma un reportage può avere due linguaggi, quello del testo e quello delle immagini. Gli esempi di Epoca o dell'Illustrazione Italiana parlano chiaro.
A questo proposito, la rivista – edita da Edizioni Centouno - intende valorizzare la figura del fotoreporter, garantendo ai grandi fotogiornalisti pari dignità con coloro che firmano i pezzi di testo: il punto di vista del fotografo si affianca, non si accavalla, a quello del giornalista e dello scrittore.
E non a caso ampio spazio è dedicato al fotoreportage, fatto di sole foto che parlano da sé. C'è anche una rubrica di una sola foto, la foto Vintage, collocabile tra gli anni '50 e i '70, che racconta una storia con un solo scatto.
Questa rivista (direttore è Riccardo De Gennaro, photo-editor Mauro Guglielminotti) ha una concezione molto flessibile del reportage, che può essere anche un'inchiesta-denuncia, un'intervista, un viaggio letterario, un diario. Anche la fiction non è trascurata: ogni numero di Reportage ospiterà un racconto. Il primo è di Dario Voltolini.
Tema del primo numero sono le periferie:
Ci sono poi i fotoreportage sull'Africa di Ron Haviv e sui campi di concentramentio di Auschwitz e Birkenau di Ivo Saglietti.
Ciao
Giovanni B.
Il reportage, come genere, ha avuto anni ruggenti (vi si sono dedicate tutte le grandi firme del giornalismo e moltissimi scrittori: come non ricordare i nostri Buzzati e Parise, per non dire di Hemingway, Orwell, Garcia Marquez?), che sembrano purtroppo lontani.
Ma un reportage può avere due linguaggi, quello del testo e quello delle immagini. Gli esempi di Epoca o dell'Illustrazione Italiana parlano chiaro.
A questo proposito, la rivista – edita da Edizioni Centouno - intende valorizzare la figura del fotoreporter, garantendo ai grandi fotogiornalisti pari dignità con coloro che firmano i pezzi di testo: il punto di vista del fotografo si affianca, non si accavalla, a quello del giornalista e dello scrittore.
E non a caso ampio spazio è dedicato al fotoreportage, fatto di sole foto che parlano da sé. C'è anche una rubrica di una sola foto, la foto Vintage, collocabile tra gli anni '50 e i '70, che racconta una storia con un solo scatto.
Questa rivista (direttore è Riccardo De Gennaro, photo-editor Mauro Guglielminotti) ha una concezione molto flessibile del reportage, che può essere anche un'inchiesta-denuncia, un'intervista, un viaggio letterario, un diario. Anche la fiction non è trascurata: ogni numero di Reportage ospiterà un racconto. Il primo è di Dario Voltolini.
Tema del primo numero sono le periferie:
- Catania strangolata dalla mafia nel racconto di Riccardo Orioles e Pippo Scatà con le foto sulle mafie di Alberto Giuliani;
- i quartieri periferici di New York e Detroit, svuotati dal boom dei mutui, raccontati da Eleonora Bianchini e Mauro Guglielminotti:
- quel pezzo tragico di storia della "periferica" Argentina nell'intervista di Alejandro Brittos a uno dei guerriglieri superstiti al massacro di Trelew nel 1972 con i ritratti di Simone Perolari;
- la borgata di Ostia, dove fu ucciso Pasolini, descritta da Beppe Sebaste e dalla fotografa Maria Andreozzi.
Ci sono poi i fotoreportage sull'Africa di Ron Haviv e sui campi di concentramentio di Auschwitz e Birkenau di Ivo Saglietti.
Ciao
Giovanni B.
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