Se qualcuno, anni fa, mi avesse detto che mi sarei letto un libro di Annie Leibovitz su Annie Leibovitz, mi sarei fatto una risata: le sue foto mi sembravano, semplicemente, troppo distanti dai miei interessi fotografici.
Poi un amico mi ha regalato "Annie Leibovitz - At work"; ho detto un grazie di cortesia pensando che, però, non l'avrei mai letto.
E, invece, l'ho letto, l'ho riletto e lo sto rileggendo anche ora. E c'è più di un motivo.
Anzitutto, è scritto molto bene. E' una sorta di diario, nel quale la Leibovitz racconta le persone che ha incontrato, quelle che ha fotografato e gli eventi della sua strepitosa carriera.
E', però, un diario che non segue la cronologia delle date, ma un percorso narrativo - fatto di persone e di avvenimenti - che si intreccia con le storie degli ultimi cinquant'anni:
- c'è la storia della musica, dai Rolling Stones a Patti Smith all'inizio della sua carriera o la famosa, ultima foto a John Lennon e Yoko Ono;
- c'è la storia del cinema, con Whoopi Goldberg, Dan Aykroyd e John Belushi al tempo dei The Blues Brothers, Meryl Streep, Demi Moore, Tony Curtis e Jack Lemmon, Nicole Kidman e Johnny Depp;
- quella della politica, da Richard Nixon a George W. Bush, Hillary Clinton e la Regina Elisabetta II
- c'è lo star system, ovviamente tanta tantissima moda, lo sport e gli artisti;
- e poi c'è, a sorpresa, la Storia: il processo a O.J. Simpson e, soprattutto, i reportage da Sarajevo e dal Ruanda.
Questa non me l'aspettavo!
Nel 1990, mentre preparavo la più grande retrospettiva che mi fosse mai stata dedicata, ebbi l'occasione di rivedere migliaia di mie fotografie, rendendomi conto che quelle in cui più mi riconoscevo di più erano i miei primi reportage.
Annie, m'hai spiazzato: ti interessa il reportage fotografico? Sei stata una reporter? Improvvisamente il nostro universo fotografico trovava un importante punto di contatto.
Ho letto in quelle pagine tutto il suo interesse per l'uomo, e per l'ambiente nel quale si trova a vivere; ho iniziato a rileggere le sue fotografie alla luce di questo indizio e ad apprezzarle (lentamente, lo ammetto) nonostante la loro perfezione formale, che avevo sempre interpretato come un freddo distacco dalle cose e dalle persone. Come lo sguardo di chi non ha voglia di guardare in profondità a chi gli sta davanti. Mi sbagliavo, completamente.
E questo è il secondo, e fondamentale motivo del mio interesse per questo libro: mi ha fornito gli elementi per capire una fotografa che non mi interessava e, in minima parte, anche la sua persona, che non conoscevo. Non è poco!
C'è anche un terzo elemento: se ti piace la fotografia, in questo libro si parla tanto-tantissimo di fotografia. Ma non di fotocamere, di ottiche, di pellicole o sensori: vi trovi indizi, spunti, tracce di quello che può essere la fotografia, di quello che può fare, e di come può essere un fotografo.
Arriviamo alla domanda fatidica. Il prezzo di copertina (almeno quello dell'edizione che ho in mano) è di 45 euro (nel 2016. Adesso sono 46 euro). Li vale?
Risposta secca: sì.
E se te lo regalano, tanto meglio.
Buona lettura.
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Titolo: At work
Autore: Annie Leibovitz
Editore: De Agostini
Anno: 2010
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8841862785
ISBN-13: 978-8841862780
Dimensioni: 19 x 2,6 x 24,7 cm
Pagine: 237
Prezzo: 46€
Consiglio di visionare il prezzo si internet... Sicuramente non 45 Euro.. In questi tempi di crisi fare un po di esercizio con la tastiera non guasta.
RispondiElimina"A caval donato non si guarda in bocca", ma se si può risparmiare, perchè no?
RispondiEliminaCiao e grazie