L’ultima volta che ero stata a Capri risale a venti anni fa. Perciò quando sono scesa dal battello portavo con me il ricordo di una ragazzina entusiasta di percorrere le strade dell’isola più famosa al mondo, dal fascino indescrivibile. “Perché - mi ripetevo - se non la vedi con i tuoi occhi, Capri non la capisci”.
Avevo perciò gli occhi pieni del blu del mare, della maestosità dei Faraglioni, delle luci e delle ombre che filtrano tra le fronde di limone lungo via Tragara; il naso pieno delle fraganze dei profumi artigianali che su quest’isola si facevano e dell’aroma di vaniglia della golosa torta caprese; le orecchie piene dello sciabordio del mare sulle spiagge rocciose e dei cori a squarciagola dell’Anima ‘e core.
“Vedrai - dicevo a Giovanni che non c’era mai stato - E’ un posto pazzesco. Non te lo scordi più”.
Ma Capri, vent’anni dopo, si è rivelata tutta un’altra storia.
No, non è cambiata, perché il tempo non ha intaccato la sua bellezza, perché il sole continua riempirti gli occhi e il mare blu a profumare le narici ma è la sensazione che ti rimanda che è completamente, radicalmente, un’altra storia.
La piazzetta, le strade: via Camerelle e via Tragara, per esempio - sono forse ancor più belle. Il problema è che sembra di stare in un enorme centro commerciale all’aperto, dove i Faraglioni sono solo una cartolina, una foto da scattare o, meglio, un selfie da conservare nella memoria del cellulare tra un negozio e l’altro.
E siccome siamo pur sempre sull’isola più famosa ed esclusiva al mondo, le vetrine sono solo per portafogli dai cinque zeri in su.
Luccicanti, chic, irraggiungibili.
Allora invece di inebriarti del profumo di limoni per strada, finisci:
a) risucchiato dalla folla che cammina in fila, lungo le vie principali, seguendo immaginari sensi unici pedonali
b) calamitato dalla gente (tanta) che sogna davanti alle vetrine di gioielli
b.1) e sconcertato dai quei pochi (fortunati) che invece sono dentro a comprarli,
c) imbabbolato dai pranzi al sacco sotto il sole dei pendolari del turismo seduti sui muretti con le loro bottigline d’acqua
c.1) e allibito dai pochi villeggianti che fanno il bagno in piscine extra lusso nonostante il mare azzurro sia a pochi metri.
d) attonito dinanzi alle carovane di giapponesi, tedeschi, francesi che consumano questo posto come fosse una cocacola.
Così, più che fare una gita turistica per vedere un posto meraviglioso, finisce che fai un viaggio in questa nostra assurda società, ti confronti con i suoi valori e con l’eterna complessità dell’animo umano, sempre in cerca di chissà cosa.
E ne esci carico di stupore perché - come scriveva Italo Svevo nella Coscienza di Zeno - “la vita non è nè bella nè brutta ma solo originale”.
Note fotografiche - A Capri ci sono due cose da fotografare: il mare, ovviamente, e le persone, inaspettatamente.
Le occasioni per fotografare l'ambiente naturale sono meno di quanto pensassi: i celebri faraglioni e qualche scorcio del mare (bellissimo) dall'alto. Utile, se non indispensabile, l'utilizzo di un filtro polarizzatore. Data la quantità di luce, il treppiede si può tranquillamente lasciare a casa (a meno che non desideriate fermarvi anche la sera).
Ben più interessanti le occasioni di street photography, oltretutto in un contesto di rara bellezza. Se amate i diaframmi aperti, non dimenticate di portarvi un filtro nd: la luce è tanta!
Considerando il caldo (se la visitate, come è probabile, in estate) e le strade in "salita-discesa", vi consiglio di viaggiare il più leggeri possibile, con una fotocamera non invadente (la Panasonic GM1 si è comportata egregiamente) e uno zoom pancake; in alternativa, un'ottica grandangolare può coprire la maggior parte delle necessità fotografiche.
Testo: Enza Emira Festa
Foto: Giovanni B.
Avevo perciò gli occhi pieni del blu del mare, della maestosità dei Faraglioni, delle luci e delle ombre che filtrano tra le fronde di limone lungo via Tragara; il naso pieno delle fraganze dei profumi artigianali che su quest’isola si facevano e dell’aroma di vaniglia della golosa torta caprese; le orecchie piene dello sciabordio del mare sulle spiagge rocciose e dei cori a squarciagola dell’Anima ‘e core.
“Vedrai - dicevo a Giovanni che non c’era mai stato - E’ un posto pazzesco. Non te lo scordi più”.
Ma Capri, vent’anni dopo, si è rivelata tutta un’altra storia.
No, non è cambiata, perché il tempo non ha intaccato la sua bellezza, perché il sole continua riempirti gli occhi e il mare blu a profumare le narici ma è la sensazione che ti rimanda che è completamente, radicalmente, un’altra storia.
La piazzetta, le strade: via Camerelle e via Tragara, per esempio - sono forse ancor più belle. Il problema è che sembra di stare in un enorme centro commerciale all’aperto, dove i Faraglioni sono solo una cartolina, una foto da scattare o, meglio, un selfie da conservare nella memoria del cellulare tra un negozio e l’altro.
E siccome siamo pur sempre sull’isola più famosa ed esclusiva al mondo, le vetrine sono solo per portafogli dai cinque zeri in su.
Luccicanti, chic, irraggiungibili.
Allora invece di inebriarti del profumo di limoni per strada, finisci:
a) risucchiato dalla folla che cammina in fila, lungo le vie principali, seguendo immaginari sensi unici pedonali
b) calamitato dalla gente (tanta) che sogna davanti alle vetrine di gioielli
b.1) e sconcertato dai quei pochi (fortunati) che invece sono dentro a comprarli,
c) imbabbolato dai pranzi al sacco sotto il sole dei pendolari del turismo seduti sui muretti con le loro bottigline d’acqua
c.1) e allibito dai pochi villeggianti che fanno il bagno in piscine extra lusso nonostante il mare azzurro sia a pochi metri.
d) attonito dinanzi alle carovane di giapponesi, tedeschi, francesi che consumano questo posto come fosse una cocacola.
Così, più che fare una gita turistica per vedere un posto meraviglioso, finisce che fai un viaggio in questa nostra assurda società, ti confronti con i suoi valori e con l’eterna complessità dell’animo umano, sempre in cerca di chissà cosa.
E ne esci carico di stupore perché - come scriveva Italo Svevo nella Coscienza di Zeno - “la vita non è nè bella nè brutta ma solo originale”.
Note fotografiche - A Capri ci sono due cose da fotografare: il mare, ovviamente, e le persone, inaspettatamente.
Le occasioni per fotografare l'ambiente naturale sono meno di quanto pensassi: i celebri faraglioni e qualche scorcio del mare (bellissimo) dall'alto. Utile, se non indispensabile, l'utilizzo di un filtro polarizzatore. Data la quantità di luce, il treppiede si può tranquillamente lasciare a casa (a meno che non desideriate fermarvi anche la sera).
Ben più interessanti le occasioni di street photography, oltretutto in un contesto di rara bellezza. Se amate i diaframmi aperti, non dimenticate di portarvi un filtro nd: la luce è tanta!
Considerando il caldo (se la visitate, come è probabile, in estate) e le strade in "salita-discesa", vi consiglio di viaggiare il più leggeri possibile, con una fotocamera non invadente (la Panasonic GM1 si è comportata egregiamente) e uno zoom pancake; in alternativa, un'ottica grandangolare può coprire la maggior parte delle necessità fotografiche.
Testo: Enza Emira Festa
Foto: Giovanni B.
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