Domenica mattina - credo che non fossero ancora le 6 - ero in giro per le strade di Napoli a fare quattro passi con la fotocamera in mano.
Non ho scattato tante foto, e quelle che ho scattato non mi piacciono.
Capita, spesso!
Complice un necessario caffè al Bar del Professore ho messo in riga un paio di pensieri, sull'onda della visita alla Solfatara di Pozzuoli del giorno precedente; un luogo che da tempo volevo visitare e del quale ti racconterò a breve.
Il primo pensiero è stato che viaggiare mi piace.
"Bella forza!" mi dirai.
Ma non stavo pensando a lunghi viaggi in luoghi esotici; pensavo - molto più semplicemente - ai fine settimana che, ogni tanto, trascorro da qualche parte in Italia con la mia famiglia.
Uno, due giorni; 100, massimo 200 chilometri da casa, un bed and breakfast prenotato il venerdì, partenza il sabato mattina (quattro bagagli buttati in auto) e rientro la domenica sera, sempre un po' di corsa. Mi piace l'atmosfera di queste brevi escursioni dalla quotidianità.
Poi ho pensato che, quando sono in viaggio, fotografo per motivi differenti dal solito: non più (o non solo) per non dimenticare un momento, ma anche (o soprattutto) perchè per fotografare devo prestare attenzione al soggetto che ha catturato il mio interesse e, così, mi immergo ancora più profondamente nel mio piccolo viaggio.
"Fotografare è un escamotage utile per vivere più profondamente un viaggio", questo è stato in realtà il mio pensiero (ma ti ricordo che erano le sei di mattina, o poco più).
"In questo senso, e questo è stato il terzo pensiero, forse il viaggio non ha necessariamente bisogno di uno spostamento fisico".
E qui, per fortuna mia e tua, il caffè è finito: ho pagato e sono uscito in Piazza del Plebiscito proprio mentre il sole iniziava ad illuminare il colonnato della basilica di San Francesco di Paola.
Me ne sono rimasto ad ammirare questa lama di luce e, tutto sommato, non è un grande peccato se le foto che ho scattato quella mattina fanno schifo.
E questo è stato l'ultimo pensiero.
Ciao
gio.bi
Non ho scattato tante foto, e quelle che ho scattato non mi piacciono.
Capita, spesso!
La Solfatara di Pozzuoli |
Complice un necessario caffè al Bar del Professore ho messo in riga un paio di pensieri, sull'onda della visita alla Solfatara di Pozzuoli del giorno precedente; un luogo che da tempo volevo visitare e del quale ti racconterò a breve.
Il primo pensiero è stato che viaggiare mi piace.
"Bella forza!" mi dirai.
Ma non stavo pensando a lunghi viaggi in luoghi esotici; pensavo - molto più semplicemente - ai fine settimana che, ogni tanto, trascorro da qualche parte in Italia con la mia famiglia.
Uno, due giorni; 100, massimo 200 chilometri da casa, un bed and breakfast prenotato il venerdì, partenza il sabato mattina (quattro bagagli buttati in auto) e rientro la domenica sera, sempre un po' di corsa. Mi piace l'atmosfera di queste brevi escursioni dalla quotidianità.
Poi ho pensato che, quando sono in viaggio, fotografo per motivi differenti dal solito: non più (o non solo) per non dimenticare un momento, ma anche (o soprattutto) perchè per fotografare devo prestare attenzione al soggetto che ha catturato il mio interesse e, così, mi immergo ancora più profondamente nel mio piccolo viaggio.
"Fotografare è un escamotage utile per vivere più profondamente un viaggio", questo è stato in realtà il mio pensiero (ma ti ricordo che erano le sei di mattina, o poco più).
"In questo senso, e questo è stato il terzo pensiero, forse il viaggio non ha necessariamente bisogno di uno spostamento fisico".
E qui, per fortuna mia e tua, il caffè è finito: ho pagato e sono uscito in Piazza del Plebiscito proprio mentre il sole iniziava ad illuminare il colonnato della basilica di San Francesco di Paola.
Me ne sono rimasto ad ammirare questa lama di luce e, tutto sommato, non è un grande peccato se le foto che ho scattato quella mattina fanno schifo.
E questo è stato l'ultimo pensiero.
Ciao
gio.bi
Bravo. Complimenti per le riflessioni e il tuo modo di intendere la fotografia...
RispondiEliminaGrazie mille, Angelo!
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