Sono stato a L'Aquila, a 7 anni dalla notte del terremoto, e mi è difficile raccogliere le idee per scriverne, ma altrettanto difficile mi è l'idea di non scrivere nulla.
Mi spiacerebbe cadere nella retorica, mi sembrerebbe offensivo; proverò a raccontarti quindi i miei pensieri nel modo più neutro possibile.
Nonostante tutto quello che avevo letto sui giornali e visto su internet, non mi aspettavo quello che poi ho visto.
Questo volevo dirti: è stata una cosa immane.
Più di quello che ti sei immaginato, più di quello che credi di avere visto e capito.
E, nonostante siano passati tanti anni, molte cicatrici sembrano ancora ferite aperte.
Non è, credimi, un giudizio politico, di quello che si sarebbe potuto fare e non è stato fatto, o viceversa: quello che ho visto è così grande che non saprei da dove iniziare.
Interi paesi trasformati in un unico grande cantiere.
E il cuore di L'Aquila stesso che è un immenso cantiere.
Cammini per le vie, la sera, in mezzo ad una splendida folla: tutto normale, se non fosse che l'odore dominante è quello del cemento fresco. Ed è una sensazione strana.
Non fosse per le impalcature, però, e per l'odore del cemento, ti sembrerebbe di essere a passeggio in una qualsiasi sera d'estate per le vie di una cittadina qualsiasi.
Anzi, per le vie di una qualsiasi vivace cittadina.
Credo che sia per questo motivo che sono passato dal bianco e nero ai vibranti colori della Velvia.
La normalità delle situazioni (le ragazze che passeggiano, la coppia ancora timida, gli amici che rientrano discutendo) ha per fortuna messo in crisi i miei pensieri.
Questa città è ancora bella, è già bella, e tornerà alla bellezza di un tempo.
Se lo meritano tutte le persone che affollano le sue vie, e la rendono viva.
Questo pensavo mentre camminavo tra la gente, per poi staccarmi dal corso principale per provare a perdermi, senza successo, nelle vie laterali.
Può darsi che nei prossimi giorni, o nelle prossime ore, torni a rivedere il testo. A metterci mano, a cancellarlo, a riscriverlo da capo.
Forse per eliminarlo del tutto lasciando solo le fotografie.
Perché, te l'ho detto, mi sono misurato con una cosa più grande di me. E sto solo provando a rimettere in ordine i miei pensieri.
Buona notte
Giovanni B.
Mi spiacerebbe cadere nella retorica, mi sembrerebbe offensivo; proverò a raccontarti quindi i miei pensieri nel modo più neutro possibile.
Nonostante tutto quello che avevo letto sui giornali e visto su internet, non mi aspettavo quello che poi ho visto.
Questo volevo dirti: è stata una cosa immane.
Più di quello che ti sei immaginato, più di quello che credi di avere visto e capito.
E, nonostante siano passati tanti anni, molte cicatrici sembrano ancora ferite aperte.
Non è, credimi, un giudizio politico, di quello che si sarebbe potuto fare e non è stato fatto, o viceversa: quello che ho visto è così grande che non saprei da dove iniziare.
Interi paesi trasformati in un unico grande cantiere.
E il cuore di L'Aquila stesso che è un immenso cantiere.
Cammini per le vie, la sera, in mezzo ad una splendida folla: tutto normale, se non fosse che l'odore dominante è quello del cemento fresco. Ed è una sensazione strana.
Non fosse per le impalcature, però, e per l'odore del cemento, ti sembrerebbe di essere a passeggio in una qualsiasi sera d'estate per le vie di una cittadina qualsiasi.
Anzi, per le vie di una qualsiasi vivace cittadina.
Credo che sia per questo motivo che sono passato dal bianco e nero ai vibranti colori della Velvia.
La normalità delle situazioni (le ragazze che passeggiano, la coppia ancora timida, gli amici che rientrano discutendo) ha per fortuna messo in crisi i miei pensieri.
Questa città è ancora bella, è già bella, e tornerà alla bellezza di un tempo.
Se lo meritano tutte le persone che affollano le sue vie, e la rendono viva.
Questo pensavo mentre camminavo tra la gente, per poi staccarmi dal corso principale per provare a perdermi, senza successo, nelle vie laterali.
Può darsi che nei prossimi giorni, o nelle prossime ore, torni a rivedere il testo. A metterci mano, a cancellarlo, a riscriverlo da capo.
Forse per eliminarlo del tutto lasciando solo le fotografie.
Perché, te l'ho detto, mi sono misurato con una cosa più grande di me. E sto solo provando a rimettere in ordine i miei pensieri.
Giovanni B.
Sono stato quest'anno a L'Aquila e devo ammettere che tutto quello che hai scritto qui è vero. La mia permanenza è stata solo di una giornata, ma c'è stata una cosa che mi ha colpito, il deserto delle prime ore del pomeriggio. Vero è che magari sono tutti a pranzo, ma è indescrivibile la sensazione di passeggiare per queste strade del centro in ri-costruzione e non vedere nessuno!
RispondiEliminaComunque tu sei riuscito a regalare un momento di vita serena con i tuoi scatti!
Ciao Davide. L'Aquila è una città bellissima, e il modo migliore (e anche il più bello) per contribuire alla sua rinascita è tornare a fare i turisti e a popolare i suoi locali. :)
EliminaBuon fine settimana
Giovanni