Composizione, ecco cosa ho imparato da Irene Kung (e da Totò, Peppino e la Malafemmina)

Quando componi una fotografia decidi cosa includere nell'inquadratura, e quindi anche cosa escludere!, e quale relazione stabilire tra i soggetti della foto. Nel dubbio, la tentazione di fare un passo indietro (o di accorciare la lunghezza focale) per includere qualcosa in più nella foto c'è sempre.

Irene Kung, Orcha

Potrebbe, però, non essere la scelta migliore. O, quanto meno, c'è da ragionarci. Per questo ti propongo, oggi, questa frase "rubata" alla fotografa Irene Kung:
Ho però imparato a togliere quando dipingevo. Pablo Picasso* diceva “Chi progetta sa di aver raggiunto la perfezione non quando non ha più nulla da aggiungere ma quando non gli resta più niente da togliere”.
Leggendo e rileggendo questo ed altri commenti simili sulla composizione, e riguardandomi le fotografie di Irene Kung, mi convinco però, sempre di più, che "la tentazione di fare un passo indietro (o di accorciare la lunghezza focale)", cui accennavo all'inizio, sia solo uno degli elementi del problema. Così fosse, basterebbe non usare ottiche grandangolari, e fotografare molto da vicino.
E' evidente che non è così...

Forse, pensare al fatto che la fotografia è (o dovebbe essere) un linguaggio per comunicare qualcosa, può aiutarci.
Ci rendiamo conto che per comunicare un'idea è meglio usare poche frasi, ben costruite, piuttosto che un guazzabuglio di parole; l' "Abbondandis in abbondandum!" in realtà crea solo confusione, e disturba il messaggio.


Mi viene da dire che lo stesso vale per la fotografia: tutti gli elementi (e le relazioni) che non sono funzionali a comunicare la nostra idea devono essere eliminati dall'inquadratura.
Come? Cambiando punto di vista, o usando le luci e le ombre, o il fuori fuoco, o il mosso, oppure aspettando pazientemente.
Che ne pensi?

Ciao
Giovanni B.

PS: come al solito, se ti piace, condividi per favore! Grazie :)
(*) Sembra, invece, che la frase sia di Antoine de Saint-Exupéry.

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