Mi sono imbattuto in quest'opera, mi ha colpito e la voglio condividere con te: è un'installazione dell'artista messicano Jorge Méndez Blake, intitolata El castillo, esplicito riferimento all'inquietante romanzo "Il Castello" di Kafka.
Ho scelto quattro foto, ti chiedo di scorrerle tutte fino alla fine.
Tendenzialmente non amo, e non capisco, le installazioni artistiche: mi sembrano l'espediente cui ricorre chi non ha capacità artistiche.
Questa, invece, mi ha colpito: il primo spunto di riflessione è che l'arte non è solo, o necessariamente, tecnica e manualità, ma capacità di suscitare una reazione, un pensiero; capacità di fermare lo sguardo e la mente e di mostrarle qualcosa di nuovo, o rimostrarle qualcosa di vecchio, ma non conosciuto.
Il secondo spunto è tutto legato all'opera: un piccolo libro che mette in discussione la solidità del muro, ne altera l'uniformità e l'equilibrio.
Fin troppo facile, per chi è della mia generazione, pensare al Muro dei Pink Floyd (e per chi non li conosce: faccia ammenda e vada a studiare!).
Il The Wall dei Pink Floyd, però, è un muro costruito attorno all'individuo dalla società; l'opera di Jorge Méndez Blake mi ha fatto riflettere sul fatto che i libri e, per estensione la conoscenza, ci aiutano a rompere i muri che noi stessi costruiamo.
E nella "conoscenza" metto anche il frutto del lavoro dei fotogiornalisti che permette a tutti noi, impegnati nel tragitto casa-lavoro/casa-scuola, di avere uno sguardo inedito sul mondo.
Il terzo spunto è noto: non servono grandi cose per trasmette un messaggio, per proporre il proprio punto di vista. Jorge Méndez Blake ha usato dei mattoni e un libro; la materia prima è banale, comune, accessibile a tutti, la differenza la fa, come al solito, l'idea dell'artista.
Aggiornamento: Luca Freguglia mi ha suggerito (grazie!) un'interessante lettura alternativa:
L'hai trovato interessante? Condivi il post, grazie!
Ciao
Giovanni B.
(N.B: Tutte le foto sono di Jorge Méndez Blake e sono pubblicate con il permesso dell'artista)
Ho scelto quattro foto, ti chiedo di scorrerle tutte fino alla fine.
Tendenzialmente non amo, e non capisco, le installazioni artistiche: mi sembrano l'espediente cui ricorre chi non ha capacità artistiche.
Questa, invece, mi ha colpito: il primo spunto di riflessione è che l'arte non è solo, o necessariamente, tecnica e manualità, ma capacità di suscitare una reazione, un pensiero; capacità di fermare lo sguardo e la mente e di mostrarle qualcosa di nuovo, o rimostrarle qualcosa di vecchio, ma non conosciuto.
Il secondo spunto è tutto legato all'opera: un piccolo libro che mette in discussione la solidità del muro, ne altera l'uniformità e l'equilibrio.
Fin troppo facile, per chi è della mia generazione, pensare al Muro dei Pink Floyd (e per chi non li conosce: faccia ammenda e vada a studiare!).
Il The Wall dei Pink Floyd, però, è un muro costruito attorno all'individuo dalla società; l'opera di Jorge Méndez Blake mi ha fatto riflettere sul fatto che i libri e, per estensione la conoscenza, ci aiutano a rompere i muri che noi stessi costruiamo.
E nella "conoscenza" metto anche il frutto del lavoro dei fotogiornalisti che permette a tutti noi, impegnati nel tragitto casa-lavoro/casa-scuola, di avere uno sguardo inedito sul mondo.
Il terzo spunto è noto: non servono grandi cose per trasmette un messaggio, per proporre il proprio punto di vista. Jorge Méndez Blake ha usato dei mattoni e un libro; la materia prima è banale, comune, accessibile a tutti, la differenza la fa, come al solito, l'idea dell'artista.
Aggiornamento: Luca Freguglia mi ha suggerito (grazie!) un'interessante lettura alternativa:
inoltre il libro sostiene i mattoni, la cultura che supporta la materia, ma oltretutto piega, curva un qualcosa di rigido e immodificabile come il mattone
L'hai trovato interessante? Condivi il post, grazie!
Ciao
Giovanni B.
(N.B: Tutte le foto sono di Jorge Méndez Blake e sono pubblicate con il permesso dell'artista)
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