Il Forte di Bard (Aosta) ospita fino al 17 novembre la mostra fotografica "China. Dalla rivoluzione culturale alla superpotenza globale", con fotografie di Marc Riboud e Martin Parr. Assolutamente consigliata a tutti quelli che amano il reportage fotografico di qualità.
Le oltre 70 fotografie esposte raccontano efficacemente l'incredibile trasformazione, economica e culturale, del Gigante asiatico avvenuta tra il 1960 ad oggi; due mondi totalmente diversi, un lungo viaggio fra stravolgimenti storici e mutazioni politiche, economico-sociali e umane trascorse lasciando segni profondi e drammatici nel Paese: dalla Cina degli anni Sessanta, contrassegnata dalla “Grande Rivoluzione Culturale” di Mao Zedong, alla Cina di fine anni ’70 di Deng Xiaoping, fino alla Cina del “Terzo Millennio”, superpotenza globale e seconda economia mondiale dopo gli Stati Uniti.
Il cambiamento è ulteriormente evidenziato dal contrasto tra il bianco e nero delle foto di Riboud (che visita la Cina la prima volta nel 1956) e il colore delle foto di Parr (il cui primo viaggio in Cina è del 1985).
Riboud (che dopo il 1956 ritornò in Cina nel 1965, quando stava per essere lanciata la “Grande Rivoluzione Culturale”, negli anni ’70 e tante altre volte ancora fino al suo ultimo soggiorno a Shanghai nel 2010) scatta meravigliose immagini della vita quotidiana del popolo cinese. Attraverso il suo sguardo unico, mescola politica, cultura e persone in modo tale da farci entrare nella vita del suoi soggetti: quello che ritrae è un mondo silente, ancorato alla sua storia millenaria ma chiuso a speranze e a migliori prospettive, ancora lontane a venire: «Queste foto - racconta nell'introduzione di En Cine - sono i miei appunti di viaggio. Vogliono essere osservazioni piuttosto che analisi o giudizi. L'occhio lavora con i sensi e non con le idee, anche se a volte le une alimentano gli altri. Se è vero che la fotografia può mostrare il mondo, soprattutto quando sta cambiando, è difficile fare un ritratto di una Cina che si muove così velocemente. L'immagine rischia di essere sfocata e persino contraddittoria. Nelle strade e nel villaggi dove ho camminato molto, uno sguardo è spesso contraddetto da quello successivo, quello di ieri da quello di oggi.»
La Cina che si mostra all'obiettivo di Martin Parr trent'anni più tardi (è il 1985) è un Paese in cui il progresso e il consumismo cominciavano appena a farsi sentire. «Pechino era ancora dominata dalla bicicletta. In piazza Tienanmen, i ritratti di Lenin e Stalin erano ancora al loro posto. Ma si sentiva qualcosa che si muoveva e se ne vedevano i primi segni». Quando Parr ritorna, sulla fine degli anni '90, trova un Paese irriconoscibile. «Il boom economico era arrivato e i segnali erano ovunque. I negozi erano affollati, gli ingorghi iniziavano. La Cina sembrava più simile al resto del mondo». Parr è affascinato da questa Cina moderna e consumistica: le sue foto (di grande impatto le stampe in grande formato) mostrano un Paese brulicante, attratto dal consumismo e dal lusso di marca occidentale, dalle piacevolezze del tempo libero. Ma dai suoi dodici scatti emerge anche un Paese che sembra aver dimenticato la sua storia, le sue radici culturali, sempre più omologato all'estetica statunitense: «Una Cina – sottolineava nel ‘97 – che oggi assomiglia molto a Chicago.»
Tutte le informazioni sugli orari di apertura, i prezzi dei biglietti, le visite guidate le trovate sul sito del Forte di Bard.
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